
-La soffiata-
Gabriele, giovane giornalista freelance, riceve un messaggio anonimo che lo spinge a indagare su una serie di espropri sospetti nella Valle del Sacco. I terreni, un tempo protetti da vincoli paesaggistici, vengono svenduti a una misteriosa azienda legata alla costruzione di dighe e metanodotti. Dietro questa operazione si cela un piano ben orchestrato dal parroco Don Silvio e dalla sindaca Brama De Lutiis.
-Edoardo Cadavara-
Gabriele entra in contatto con Edoardo, ex architetto diventato attivista dopo aver perso tutto in un’operazione simile. Edoardo diventa guida e complice, introducendolo a un mondo fatto di mappe antiche, documenti occultati e indizi disseminati in luoghi dimenticati. Tra loro cresce un legame alimentato dalla rabbia contro un sistema corrotto e dalla comune sete di verità.
-L’Untore-
Durante le ricerche, Gabriele incontra Ares, figura enigmatica che indossa sempre una maschera da medico della peste. Ares parla di un’antica corruzione che si ripete ciclicamente e spiega come i terreni espropriati coincidano con una rete geomantica medievale usata per rituali e manipolazione spirituale. Accenna a un’entità femminile oscura che ritorna nel tempo, ogni volta più potente. Il confine tra razionale e occulto comincia a dissolversi.
-La fotografia maledetta-
Sotto effetto di acido, Edoardo ha una visione disturbante in cui le figure incontrate nell’indagine assumono forme oniriche e simboliche. Un dettaglio lo ossessiona: una fotografia trovata in un set cinematografico ritrae tutti i coinvolti, tranne una figura dal volto ligneo, poi identificata come Brama De Lutiis. Quando tenta di incontrarla, la trova morta, con un messaggio cifrato fatto di simboli, numeri e disegni.
-Il decreto scomparso-
Grazie a una copia del decreto sull’industrializzazione della Valle del Sacco fornita da Gabriele, Edoardo collega gli espropri a una lunga catena di corruzione.
Negli anni ’70, terreni furono svenduti con l’inganno, diffondendo voci di scarichi tossici e sette sataniche per spaventare la popolazione.
Emergono ombre di un coinvolgimento implicito della Vepu Foundation per l’acquisto dei terreni, mai citata esplicitamente ma intuibile dai legami tra le élite.
-Le grotte-
Le indagini conducono Edoardo a casa di Don Silvio, dove trova prove del coinvolgimento di alti prelati, industriali e politici, tra cui Antonio Capobianco. Una donna in stato confusionale parla di un litigio e delle grotte. Lì, Edoardo affronta Don Silvio e Antonio, scoprendo che Ares — in realtà un rifugiato greco affetto da schizofrenia — era stato manipolato per compiere rapimenti e omicidi. Lo scontro finale si conclude tragicamente, con due corpi impalati sulle stalagmiti.
-Il silenzio del fiume-
Dopo lo scontro, Edoardo fugge senza provare emozioni o rimorsi. Il suo cammino si ferma presso un fiume vicino al cimitero di Isoletta. Nel cappotto viene trovata una lettera in cui confessa i sensi di colpa, soprattutto per l’uccisione di Ares, che — al di là dei suoi crimini — era un’anima smarrita. Il corpo di Edoardo viene trovato il giorno dopo: sembra un suicidio, ma il dubbio rimane.
-L’ombra e il velo di Maya-
Sebbene Gabriele scompaia dalla narrazione, il lettore intuisce che ogni tappa dell’indagine era parte di un disegno più ampio. Le strutture nei luoghi sacri, le dighe, i condotti non sono semplici opere ingegneristiche: agiscono come catalizzatori di energia. Alcuni documenti parlano di “manipolazione della coscienza collettiva” e “spostamento delle soglie percettive”. Il nome Vepu non compare mai, ma la sua influenza è percepibile. La storia si chiude con un interrogativo: se l’Ombra che ha corrotto Ares e Brama non fosse solo simbolica, ma parte di un esperimento ancora in corso?
