
-L’uomo che smise di credere-
Don Gabriel Astarte era considerato tra i più potenti esorcisti al mondo. Aveva girato il globo al servizio della Chiesa, affrontando casi estremi, spesso con successo. Tuttavia, più si avvicinava al male, più cresceva in lui il dubbio. Alcune possessioni non seguivano i consueti schemi: i sintomi si ripetevano con una precisione inquietante — distorsioni temporali, interferenze elettriche, allucinazioni condivise, variazioni magnetiche locali. Eventi riproducibili, quasi… scientifici.
E ciò che turbava maggiormente la sua fede era proprio questo: l’idea che il male non fosse soprannaturale, ma strutturato. Misurabile.
Organizzato.
Nel 1993, dopo un fallimento di un esorcismo svoltosi a Praga, Gabriel, provato da anni di lavoro estenuante lasciò il sacerdozio. Aveva compreso che la fede, da sola, non bastava più a spiegare ciò che vedeva. Scelse il silenzio all’obbedienza, l’onestà al dogma.
In un piccolo paese tra le colline conobbe Caroline Sekhmet, donna intelligente e sensibile, custode di un sapere antico e discreto. Tra loro nacque un amore autentico. Poco dopo venne alla luce la loro figlia: Adele. Sembrava che il mondo volesse concedere a Gabriel una tregua.
-La bambina che attirava il silenzio-
I primi anni di Adele trascorsero sereni. Ma attorno ai quattro anni qualcosa cambiò. Non erano soltanto le parole pronunciate nel sonno o i disegni inquietanti. Ogni volta che entrava in una stanza, gli orologi si fermavano, le radio gracchiavano, le luci tremavano.
Più di una volta Caroline si svegliò convinta che il tempo stesso avesse smesso di scorrere attorno alla figlia. Una notte, una piccola radio a onde corte captò un messaggio incomprensibile. Nessuno l’aveva accesa, nessuno stava trasmettendo. Eppure la voce che Adele imitava nel sonno ripeteva quelle stesse parole.
Gabriel, con discrezione, chiese aiuto alla Chiesa.
Il lavoro da lui ripudiato anni prima, per un momento, pareva l’ultima speranza per spiegare cosa stesse succedendo a sua figlia. Gli schemi erano simili, ma stavolta, ironia della sorte, quello che accadeva intorno alla sua bambina era molto peggio di tutto ciò che avesse visto durante la sua carriera.
L’esorcismo tentato però non ebbe alcun effetto. Gli strumenti tradizionali erano inutili: sembrava che la bambina fosse abitata da qualcosa che non proveniva dall’inferno, ma da un’altra dimensione. Non un demone, bensì una coscienza.
A quel punto, Gabriel, deluso ancora una volta dalla Chiesa, a chi trattava la realtà con un approccio diverso: la Vepu Foundation. Ne aveva sentito parlare negli ultimi anni da sacerdote. Erano ovunque eppure invisibili. Studiavano ciò che nessuno osava nemmeno nominare.
-La fotocamera che cattura l’anima-
La Vepu Foundation inviò due ricercatori.
James Lawliet, noto per aver collaborato con Homar Seller, aveva contribuito allo sviluppo della teoria del potenziale quantistico della coscienza: l’anima come onda, soggetta a interferenze e risonanze. Per lui, la coscienza era un dato misurabile. Tutto ciò che non si poteva misurare, non era ancora stato compreso abbastanza. Pragmatico, metodico, era convinto che anche l’invisibile avesse una formula.
Will Light, al contrario, era impulsivo e idealista. Studiava da tempo gli scritti del misterioso Alexander Petrov, secondo cui le “ombre” non erano metafore religiose ma presenze coscienti rimaste intrappolate in luoghi, corpi e ricordi. Esistevano entità residue che si nutrivano di attenzione e memoria.
Will cominciò a vedere in Adele proprio una di queste interferenze.
Insieme costruirono un dispositivo mai realizzato prima: una fotocamera capace di catturare la coscienza di un essere vivente e isolarla. Il primo modello usava pellicola fotografica; poi Will lo modificò per funzionare con una scheda SD instabile, in grado di registrare anche i frammenti più sfuggenti. Scattarono un’unica foto. L’entità che abitava Adele venne estratta e confinata. Le diedero un nome in codice: Comet, scelto per la scia luminosa che appariva nei suoi campi magnetici. Non la distrussero: la rinchiusero nella Stazione Centrale della Vepu, l’unica con una tecnologia abbastanza potente da poter generare un campo magnetico forte e costante nel tempo, alimentato dalle turbine della sovrastante centrale elettrica, in grado di confinare l’entità in una prigione invisibile.
-Legami indissolubili-
Adele fu finalmente libera. Crescendo, non ricordava nulla. Ma Will non riuscì a spezzare il contatto con Comet: nei sogni e nei silenzi, continuava a sentirne la voce. Comet era viva. E osservava. James, invece, divenne un punto di riferimento per la famiglia. Si affezionò ad Adele come a una figlia e ne monitorò costantemente lo stato, temendo un ritorno dell’entità. Ogni analisi sembrava normale, ma a ogni esame l’energia residua aumentava.
Nel 2016 accadde l’irreparabile. Adele morì in un tragico incidente a Londra. Le cause restarono oscure, ma a pochi metri dal luogo della sua morte furono registrate anomalie elettromagnetiche identiche a quelle osservate durante la possessione. James comprese: Comet si era mossa. Will, sentì che era tornata più forte di prima.
-I ragazzi del segnale-
Nel 2018, Will Light, ormai compromesso, cominciò a trasmettere segnali disturbati a un gruppo di giovani del posto. Erano appassionati di tecnologia, fotografia e misteri; esploravano luoghi abbandonati, boschi, vecchie stazioni radio. Will li attirò con l’inganno, usando enigmi e come in una sorta di gioco.
Il suo obiettivo era preciso: disattivare il campo magnetico che ancora tratteneva Comet -tramite l’aiuto dei ragazzi- e fornirle un appiglio sicuro per crescere e recuperare tutta la sua potenza.
Per riuscirci, aveva bisogno di un corpo.
Modificò la macchinetta usata anni prima per separare Comet da Adele digitalizzandola e intrappolò l’anima di una delle ragazze del gruppo nella SD, lasciandone il corpo vuoto, pronto per accoglierla.
-I Sospetti di James-
James intercettò per puro caso una trasmissione. Ne capì subito la provenienza.
Sospettava già da tempo del collega, e gli strani movimenti che aveva scorto intorno alla Stazione Centrale, gli diedero conferma della tremenda sorte che gli era toccata:
Ormai totalmente abbindolato da Comet, Will non era più in sè, agiva come una marionetta per conto dell’entità.
In una corsa disperata contro il tempo riuscì a recuperare la scheda e la nascose in un bosco, lasciando una mappa e una lettera firmata con lo pseudonimo George Owen. Pochi giorni dopo fu trovato morto. Di Will non rimase alcuna traccia. Gli abitanti delle case limitrofe alla zona del ritrovamento raccontarono di aver sentito uno sparo nella notte. Poi il silenzio.
-Echi da un altro tempo-
I ragazzi recuperarono la fotocamera e la SD, ma nulla sembrava avere senso. Solo uno di loro disse di aver già sognato quel luogo. Un altro raccontò di udire voci quando l’apparecchio era vicino. Su un rullino compariva Adele seduta su un muretto in pietra, e sullo sfondo una figura con maschera da medico della peste. Sul bordo della foto, una scritta: “Comet 35mm – dove la memoria si fa carne.”
Uno di quei ragazzi si chiamava Gabriele. Anni dopo sarebbe diventato il giornalista protagonista di Scrambler, impegnato in un’indagine su espropri sospetti, antenne costruite presso cimiteri e segnali radio anomali. Tra le sue carte, una mappa trovata nel bosco con la stessa firma: G. Owen. Solo più tardi, confrontandola con un documento appartenuto a Edoardo Cadavara — attivista morto durante l’inchiesta —, avrebbe capito che quei luoghi erano stati teatro di esperimenti Vepu già negli anni ’70 e 80.
-Il legame con l’Ombra-
Molto tempo prima a Ceprano, si erano verificati strani fenomeni: rumori nei boschi, sparizioni, eventi inspiegabili. Nessuno ne aveva mai chiarito la natura. Ma la Vepu Foundation aveva mostrato interesse anche lì. I dati raccolti rivelavano gli stessi segnali. Comet e un’altra entità mai nominata erano frammenti della stessa origine: coscienze disincarnate, sopravvissute alla morte grazie all’energia emotiva. Non demoni, ma prodotti collaterali di esperimenti quantistici falliti: ombre coscienti sfuggite al controllo. Se l’Ombra era la conseguenza di una frattura, Comet rappresentava la crepa stessa.
-La vera maledizione-
The Night We Met non è la storia di un esorcismo. È il racconto di ciò che resta quando un’anima non trova pace. È la vicenda di una bambina che il mondo voleva salvare con la scienza, ma che è stata trasformata in esperimento. Comet non se n’è mai andata. E chi l’ha incontrata… non è più tornato lo stesso.
